Recensione "Terra Nova" di Caterina Franciosi
Mi piacciono le distopie perché mostrano come anche il più puro e giusto dei sogni e degli ideali si corrompe inevitabilmente davanti alle emozioni degli esseri umani.
Splendide persone, micetti e amici, oggi ritorno in carica con una nuova recensione. "Terra Nova" è un romanzo breve di Caterina Franciosi, genere fantascientifico distopico.
Ma diamo un'occhiata alla trama:
Una "Terra Nuova": sì, ma quale?
Emel vive a New Beacon: pianeta trovato nel cosmo, terraformato e ripopolato dai superstiti del disastro ecologico terrestre. Qui vige un nuovo benessere, non esistono carceri e tutti sono felici e prosperi, salvi dall'anarchia dei progenitori. Ma se è davvero così, perché ai confini ci sono i ribelli? E perché la giornalista Victoria, moglie del funzionario di propaganda Emel, è sparita senza che il Governo abbia fatto altro che insabbiare tutto?
Alla ricerca di risposte, Emel si trova presto in un gioco più grande di lui, verso un altro pianeta, molto più antico e molto più vero, che forse non è affatto nuovo… ma che ospita risposte, resistenze, rinascite. E la verità di cui si ha bisogno per vivere.
Meglio vivere una vita piena di emozioni, ma in costante pericolo, oppure vivere nella sicurezza, ma con la sensazione di non aver assaporato appieno ogni opportunità che ci è stata offerta?
Terra Nova gira attorno a questo dilemma. Come l'America è stata l'illusione dei coloni europei, il pianeta è uno specchio per le allodole per la popolazione umana. Pare che ci sia la pace, ma le persone sono obbligate a sposarsi e figliare, pena l'intromissione del governo nella vita privata ( mi ricorda tanto le sanzioni fasciste a chi non era ancora sposato), e la sparizione misteriosa di certe persone ad opera, secondo le fonti ufficiali, del gruppo dei ribelli.
Pur essendo un romanzo breve, Caterina Franciosi è riuscita a rappresentare bene le problematiche di questa utopia, perché del resto è proprio questo il problema: anche l'ideale più buono e inclusivo può trasformarsi in uno strumento di potere politico perché siamo noi che corrompiamo le nostre stesse idee.
Vi è una forte contrapposizione tra la vecchia Terra, rozza, pericolosa, eppure così viva, e Terra Nova, "civilizzata", altamente tecnologica eppure così soffocante. Potrebbe essere la metafora della nostra società: reputiamo barbari chi vive un vita diversa dalla nostra, con tecnologie diverse e strutture sociali diverse, eppure non ci rendiamo conto di come la nostra stessa vita ovattata possa nascondere insidie e infelicità. Terra Nova si reputa la portatrice della civilizzazione, eppure paiono più onesti i terresti che sopravvivono in un ambiente difficile, piuttosto che la colonia umana.
Passiamo a i lati negativi: a parte il protagonista, gli altri personaggi non mi sono parsi molto approfonditi, cosa giustificata in parte dalla brevità del romanzo. Avrei però preferito una maggiore caratterizzazione
Si accenna a una crisi demografica che quasi estinse Terra Nova, ultimo baluardo della civiltà umana e credo sia stato proprio questo fatto ad irrigidire il governo. Purtroppo la brevità del romannzo non ha offerto una maggiore analisi di questo elemento.
Nonostante ciò, Terra Nova è un distopico molto interessante, capace di portarci in un'ambientazione opprimente, quasi claustrofobica, e nell'incessante ricerca della verità e libertà.
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