BLOGTOUR “D’OMBRE E NEBULOSE” – Intervista a Francesco Noferi, autore del racconto “Codice 39: Viaggio al contrario”, NPS Edizioni

 





"Fu un'estate piovosa e poco clemente", ricorda Mary Shelley nel 1831. "La pioggia incessante ci costrinse spesso in casa per giornate intere". In quei giorni vari furono gli argomenti affrontati dalla compagnia: gli esperimenti di Erasmus Darwin, il quale affermò di esser riuscito a rianimare la materia morta, il galvanismo e la possibilità di ricomporre e ridare vita alle parti di un essere vivente. Sedendosi davanti al fuoco della casa di Byron, Villa Diodati, la compagnia si divertiva leggendo storie tedesche di fantasmi tradotte in francese e raccolte nell'antologia Fantasmagoriana.

Lord Byron propose poi un gioco: ognuno avrebbe dovuto scrivere una storia di fantasmi. Poco tempo dopo Mary, nel dormiveglia, ebbe l'idea, che divenne il romanzo Frankenstein.

Shelley Project ha riproposto e omaggiato quella sfida, mettendo a confronto gli scrittori con il loro lato fantastico più nascosto: venti racconti scritti tra le prime luci dell'alba e l'imbrunire, nella magia dei luoghi vissuti e respirati da Mary Shelley..

Buonasera Mici ed amici, oggi dopo molto tempo, riprenderò la mia attività con la tappa di un blogtour di una delle nuove antologie di NPS Edizioni: D'ombre e nebulose" un tributo a quella notte che diede vita al romanzo gotico più famoso di tutti i tempi.

Oggi intervisteremo Francesco Noferi, che ha partecipato alla sua antologia con il racconto "Codice 39: Viaggio al contrario"

  1. Come è nato il tuo racconto? Di cosa parla?

Il racconto è nato nell’isolamento di Villa Webb a Bagni di Lucca, durante la prima edizione dello Shelley Project dedicato agli scrittori emergenti. Una giornata intera a lume di candela, in un ambiente pieno di ombre, mentre fuori diluviava. Sembrava tutto predisposto per una storia da brivido, inquietante… Ma è andata a finire che l’atmosfera sospesa e crepuscolare mi ha ispirato, inaspettatamente, più malinconia che paura. Il racconto parla di un viaggio al contrario, dal buio alla luce, e non posso dire molto altro per non rovinare la lettura. A muovere il protagonista è una promessa fatta e disattesa, anche se non per colpa sua, una promessa più forte dell’ordine naturale delle cose.


2.                  Quali creature fantastiche/leggende conosceremo? Perché questa scelta?

Il racconto è molto umano: a entrare in scena sono soltanto persone, anche se in una condizione decisamente particolare. 


3.                  Dove è ambientato il racconto? Perché questa scelta?

All’inizio siamo in una foresta scricchiolante, lungo una strada poco trafficata, poi ci spostiamo su un bus, quindi su una costa inondata dall’alba e poi in mare aperto, verso una destinazione familiare e al tempo stesso emozionante. E c’è un velo di irrealtà che copre tutto e si solleva pian piano con lo scorrere delle parole. È un mondo simile in tutto e per tutto al nostro, ma è chiaro fin da subito, credo, che qualcosa non torna; e del resto non cercavo il colpo di scena finale, quindi il lettore lo sospetterà, poi lo capirà, e poi lo vedrà, e poi la storia continuerà a scorrere.


4.                  Cos’è per te il fantastico?

Credo che dobbiamo muoverci su più livelli. A un primo impatto, diciamo a un livello molto elementare, accessibile a tutti e di cui tutti abbiamo fatto esperienza, il fantastico ha una dignitosissima funzione di intrattenimento. È una reazione chimica basilare e piacevole e la si sperimenta fin da piccoli, fin dalle favole: ci permettiamo di abbassare la guardia e sospendere l’incredulità, e questo ci rilassa.

A un livello un po’ superiore, il fantastico quasi sempre è una grande metafora: si parla di ignoto per parlare della nostra anima, si parla di mostri per parlare di uomini, si parla di terre inesplorate per parlare di casa nostra. 

C’è poi un ultimo livello, più ancestrale. Per come siamo fatti, immaginare qualcosa che non sia il qui-e-ora, e viverci dentro per un po’, è una funzione molto importante, anche da un punto di vista evoluzionistico. Vivere il fantastico permette alla nostra mente di espandersi, per tornare poi a contrarsi, e quindi in ultima istanza di respirare.


5) Inserisci un breve estratto dal racconto.

La barca è un relitto ma viaggia spedita. Come potevano starci dentro tutte le persone che sono scese al porto? Ora sono soltanto loro tre. Evelina è sparita sottocoperta, Pietro ha deciso di prendere tutto il vento in faccia, ed è rimasto sul ponte. Appoggiato alla ringhiera, guarda il sole che è ormai sopra il pelo dell’acqua. Gli stanno andando incontro a tutta forza, deve tenere gli occhi socchiusi, ma non c’è fastidio, non c’è malessere lì sopra.

Il pescatore esce dalla cabina, fa qualche passo malfermo sul ponte umido e arriva da lui. Pietro non può fare a meno di notare che una gamba è completamente ferma, rigida, ed è per questo che zoppica.

Quello fa una smorfia, lo guarda male, poi si dà una pacca sulla coscia. “E’ stata la mia barca. Una vita fa. Non era più grande di un guscio di noce”.

“Capisco”.

“Il mare era agitato. Mentre ormeggiavo sono scivolato e quella mi ha schiacciato la gamba contro il molo”.

“Mi spiace”.

“Non ci penso più neanche. Non si può correre, comunque, sulla nave”. Tossisce e sputa fuoribordo. “E così, prima volta?”

“Prima volta?”, chiede Pietro.

“Prima volta”, fa il pescatore alzando le spalle. Si avvicina e si appoggia anche lui alla ringhiera “Sei un codice 39. Non hai mai fatto il viaggio al contrario”.

 

6) Indicare una canzone, da ascoltare come colonna sonora al racconto, o un'immagine (di qualunque tipo, foto, quadri ecc) da abbinare. 

Scelgo un quadro, «L’Isola dei morti» di Arnold Böcklin.

 

Biografia Francesco Noferi.

Nato nel 1984, cresce in un paesino nella campagna tra Pisa e Lucca. È lì che incontra le storie, con le veglie sull’aia degli anziani e con la maestra (cinque alunni in classe) che a fine mattinata usa gli ultimi minuti per leggere racconti fuori programma.

Ora lavora all’università Sant’Anna di Pisa come amministrativo; adora il punto e virgola e rischia di abusarne; ha pubblicato racconti sulle riviste Bomarscé, Inutili, Sussurri, Alkalina, Spaghetti Writers.

I suoi racconti hanno vinto il concorso del FIPILI Horror Festival (per due volte, 2020 e 2021, con un secondo posto nel 2022) e il premio letterario nazionale «L’Avvelenata» nel 2023.

Vive ancora nel paesino.

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