Recensione "Codice Alpha" di Maria Carla Mantovani

 


Maria Carla Mantovani ritorna su questo blog con una trilogia distopica interessante, ovvero "Codice Alpha".

Nella moderna città-Stato di Alexandria si è diffuso l’utilizzo degli “Alpha”, impianti elettronici posti sulla tempia delle persone che consentono di scaricare informazioni direttamente nella mente dell’interessato, attivandole con dei codici alfanumerici.
Quando la tranquilla impiegata Helen Wilcox trova per caso un codice anomalo e decide di scaricarlo sul proprio Alpha, improvvisamente viene presa di mira dalla polizia governativa e non ha altra scelta che mettersi in fuga; la caccia alla malcapitata è guidata da Ethan Marks, spregiudicato politico desideroso di fare carriera e accedere alle vette del potere.
Helen, di colpo strappata alla propria vita monotona e confortevole, dovrà scoprire la verità su cosa si nasconde nel proprio Alpha e sul perché il governo è disposto a tutto pur di non lasciarselo sfuggire.

 A differenza della dilogia space opera "Il Fulcro dell'Universo", il ritmo narrativo è incalzante, abbinato all'azione presente nel libro. Avremo infatti diversi combattimenti, spionaggi e anche attentati.

Siamo in un mondo distopico non molto differente dal nostro, oserei dire che pare quasi un'esasperazione dell'indea di tracciabilità per il fisco, il governo ecc. La gente, tramite un impianto di lettura codici chiamato Alpha posto nella tempia, può fare qualsiasi cosa: estrarre denaro dal proprio conto, pagare la spesa, visualizzare un video porno ecc. Potremmo dire che è la versione futuristica di applicazioni come We Chat o Satis Pay.

Parliamo dei lati positivi: ho apprezzato la caratterizzazione dei personaggi, in particolare quello di Helen. La nostra eroina è volutamente irritante e gli altri personaggi la fanno percepire come stupida, sviando il lettore dalle loro reali intenzioni. Infatti Helen si rivelerà essere l'unica ad aver proposto una soluzione sensata, tacciata dagli altri perché ritenuta sciocca.

Il suo vivere da classe media le impedisce di vedere il malcontento di coloro considerati reietti, ma nonostante ciò non risulta abbastanza corrotta dal sistema per non farsi completamente travolgere dal pregiudizio.

A differenza di altri distopici, lei non si unisce al ribelli perché reputa giusta la loro causa, ma perché è costretta, cosa che ho trovato molto interessante se vogliamo vedere le storie distopiche proproste sul mercato moderno.

Ethan Marks potremmo considerarlo il secondo protagonista, un uomo ambizioso, schiacciato dai suoi superiori. Venera il primo ministro, vero potere dietro le quinte, ma penso che il suo amore per lei sia più legato alla sua idealizzazione piuttosto che alla persona. Ethan lo considero un parallelo di Helen, ma al contempo opposto: non è ingenuo, è svalutato dagli altri, ma a differenza della nostra impiegata, non si preoccupa di sporcarsi le mani né di uccidere.

Interessante è anche il dualismo tra il potere di UNICA e la fazione dei ribelli: due facce della stessa medaglia. Entrambi disposti a uccidere innocenti, pensando che ciò sia per il bene superiore. Evelyn, il capo creduto scomparso, si rivelerà una persona ben diversa da come i suoi seguaci la dipingono, spietata esattamente come il primo ministro.

Ho apprezzato anche le poche scene comiche, come quella all'articolo dei gatti, in cui si satirizza come basta un articolo strappalacrime per far pensare che una persona sia automaticamente buona.

Unica pecca: in contrapposizione delle altre sue opere, come Il Fulcro dell'Universo, non si capisce bene in quale stato o nazione siamo, rendendo l'intera ambientazione ambigua: ucronia? Non saprei dirlo. Alexandria pare uan città indefinita, l'unica cosa certa è che sia di cultura anglofona.

 Nel complesso l'ho trovato un buon distopico lontano dai soliti YA che ci propongono.

Commenti

Post più popolari