RECENSIONE ARMILLA MECCANICA DI FABIO CARTA

 


 

Salve a voi, splendide persone, oggi recensirò Armilla Meccanica, romanzo di Fabio Carta, autore del già approfondito Ambrose.

Purtroppo è stata una lettura che non mi è piaciuta molto, presto scoprirete il perché:

 

"I Meka incarnavano un'idea, quasi un'ideologia in verità, quella del gigantismo meccanico dell'umanità alla conquista delle stelle. Troppo grande l'universo per affrontarlo con le sole piccole membra fornite all'uomo dalla natura".

Su una remota miniera extrasolare Geuse, un vecchio mek-operaio, giorno dopo giorno vede i frutti del suo duro lavoro sfumare a causa di una crisi economica senza precedenti, che coinvolge tutte le colonie della Via Lattea. Come molti altri medita di prendere ciò che gli spetta e di cambiare vita. Ma non è così facile.

Ad anni luce da lì la Metrobubble, la capitale finanziaria della galassia, è stravolta dallo slittamento temporale tra sistemi planetari, dai disordini e dalle rivoluzioni. Ora a regnare è un feroce dittatore che si fa chiamare Meklord. I nativi del pianeta, i queer, gli fanno guerra per quanto possono, mentre attendono l'aiuto della Terra o di chiunque avrà il coraggio di sfidare per loro le maree del tempo e le armate meccaniche del tiranno.

Un liberatore, un pirata, un avventuriero o anche solo un semplice operaio.

 

Purtroppo Armilla Meccanica presenta troppe problematiche per arrivare a tre stelle.


Iniziamo coi lati positivi: ha un worldbuilding interessante e ricco di eventi socio culturali.
L'idea dei mecha come parte fondamentale della società così come le tematiche filosofiche ed anti capitaliste affrontate sono molto intriganti. Per dire ci sono dei momenti di riflessioni tra gli operai dell'azienda sul perché continuano a lavorare in un ambiente che li considera dei numeri, incapaci di vivere davvero. Oppure di come il Mekalord stesso rappresenti il totalitarismo assoulto che ha abbracciato la liberarizzazione estrema del mercato. Non posso dire sia una società oggettivista poiché tale movimento aborra qualsiasi forma di dittatura in quanto in contrapposizione con il capitalismo stesso, ma si avvicina molto a tale filosofia di pensiero.

L'Armilla è un'intelligenza artificiale che funge da guida morale per la società e l'obbiettivo del Mekalord è controllarla. Ciò fa riflettere su due cose: l'umanità ha bisogno di un'entità che consideri superiorie a sé, come una divinità, affinché possa guidarla moralmente, mentre il Mekalord cerca di corromperla ai propri scopi. Potrebbe essere una metafora di come le religioni o filosofie vengano strumentalizzate dalle dittature affinché venga mantenuto il potere.

Purtroppo ciò non basta a salvare il romanzo. A rovinare principalmente la lettura è lo stile prolifico, ricco di digressioni, tecnicismi e pochissimi dialoghi che rendono l'andamento della narrazione molto lento.

In un capitolo succedono così tanti eventi che può confondere la narrazione, lasciando poco spazio al lettore di focalizzarsi su tematiche alla volta. Forse se la narrazione fosse stata presa con calma, analizzando una tematica alla volta avrebbe potuto fare breccia nel lettore.

I personaggi, a differenza di pochi come il Mekalord, non li ho trovati molto approfonditi, sacrificati dagli infodump sulla storia. Se avessero avuto il loro tempo, avrei potuto affezionarmi a loro.

In Conclusione preferisco il libro precedente dell'autore, Ambrose, meno prolisso e più diretto, con altrettanti temi filosofici e una geopolitica interessante.

 

 

 

 

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