Presentazione libro "Il ricordo che ho di te" di Francies M.Morrone





Ciao a tutti e ciao a tutte, oggi vi presenterò un romanzo scritto da Francies M.Morrone, che uscirà prossimamente.


AUTORE: Francies M. Morrone
TITOLO: Il ricordo che ho di te
PAGINE: 432 p.
PREZZO: 19,90 euro (Listino), 10,00 euro in Pre-Order


                                              



                                                                    SINOSSI
Davis è un affermato avvocato trasferitosi a Manhattan ormai da 5 anni, e adesso sta per diventare
capo di una delle più importanti società situata nel cuore della città. La sua vita sembra perfetta, ma
tutto a un tratto la morte di uno dei suoi migliori amici, in seguito ad un incidente, lo costringe a
tornare nella piccola cittadina in cui è cresciuto. Un luogo che lui ha giurato di non rivedere più, fin
dalla morte del padre. Lì Davis dovrà fare i conti con il suo passato e con ciò che ha lasciato in
sospeso prima della sua partenza, e con lei... Charlotte Brook, la quale tutti in città, compreso lui,
conoscono come la giovane e solare Charlie. Il loro incontro sarà un turbinio di emozioni per Davis,
in particolar modo perché adesso Charlie ha una figlia, la piccola Emily. Davis non potrà fare altro
che seguire gli eventi, e la sconvolgente notizia da parte di Charlie, intenzionata a tutti costi a
partecipare al famoso rodeo che si terrà a Charleston. Il destino sembra avere in serbo per i due
giovani qualcosa di sconvolgente ed emozionante, che farà lentamente riavvicinare Davis e Charlie,
facendo loro rivivere quell'amore che entrambi hanno scoperto in tenera età.

                                                               BIOGRAFIA
Francies M. Morrone ha vissuto in Italia, suo paese di origine, fino all’età di diciotto anni. Si è
diplomato presso l’istituto psico-pedagogico e, dopo aver concluso gli studi, ha deciso di trasferirsi
all’estero e viaggiare per il mondo: in Australia, Francia, Nuova Zelanda e Regno Unito. Durante i
suoi numerosi viaggi ha continuato a coltivare la passione per la scrittura.


                                                               ESTRATTO
"Aveva desiderato baciare le sue labbra, stringerlo, e sentire le sue mani mentre la accarezzavano. Si
sentiva protetta e al sicuro. In quei pochi istanti, fu come se ogni cosa non avesse più la stessa
importanza. Malgrado tutto il dolore che aveva provato fino a quel momento. Era tutto sparito.
Nonostante quello che doveva, quella piccola frazione di tempo e spazio apparteneva a loro."

                                                
                                                             ESTRTTO

                                                  Il ricordo che ho di te

                                                      (The longest mile)

                                                               
 
                                                            Davis

Davis era seduto sul sedile del treno diretto a Charleston e aveva lo sguardo rivolto verso le
montagne e il paesaggio che in quel momento sfrecciavano veloci. Era successo tutto così in
fretta, che quasi non aveva avuto il tempo di avvertire Greg, il suo capo, riguardo questa sua
improvvisa partenza per Charleston, lasciando la sua solita routine di città a Manhattan, il suo
lavoro, lo studio legale e la Warm. Greg gli aveva affidato un ultimo incarico, prima di
diventare a tutti gli effetti socio della Warm Protection, la famosa compagnia legale per cui
lavorava da un anno a questa parte. Ma quell’imprevisto, aveva fatto ritardare la faccenda, e
così, adesso, si trovava su un treno diretto verso l’aperta campagna, in un viaggio che sarebbe
durato non meno di sei ore.
Aveva ricevuto la chiamata da parte di Kate giusto un paio di giorni prima, anche se lui aveva
saputo dell’incidente di Jason, poco prima che sua sorella lo chiamasse. Sua sorella Kate, però,
aveva voluto informarlo ugualmente. Era stata una notizia che lo aveva colpito molto, e di
certo venire a conoscenza che Jason, il fratello di Charlie, era deceduto in seguito a un brutto
incidente, non era ciò che si sarebbe aspettato di sentire, la mattina in cui si era svegliato, in
una giornata qualunque, per recarsi in ufficio. In verità, era da un po’ di tempo che la sua vita
gli sembrava come se fosse sempre la stessa, un po’ come se lui fosse fermo in un punto, e non
stesse andando né avanti né indietro. Probabilmente, quando raggiungevi i tuoi obbiettivi, e
una stabilità nella tua vita, era così che ci si doveva sentire, aveva pensato lui.
A ogni modo, la notizia di Jason lo aveva colpito profondamente, tanto che la sera in cui aveva
scoperto ciò che era successo al fratello di Charlie, Davis aveva fatto fatica a dormire, e anche
nei giorni successivi era stato scosso da terribili incubi nei quali lui si trovava a dover salvare
Jason, ma alla fine non ci riusciva mai. Ricordò che il giorno dopo in cui aveva appreso quella
terribile notizia, quando si era alzato la mattina seguente gli era tornato in mente suo padre, nonostante non pensasse a lui da anni, ormai.
Suo padre, Walter Finn Adams era morto in Afghanistan sei anni prima, per via di una guerra
che perversava ancora oggi. La morte di suo padre, che lui volesse ammetterlo o meno, gli
aveva creato una ferita che non si era ancora rimarginata del tutto.
In quel momento, mentre il treno si dirigeva verso Charleston, ricordò di una ragazza che aveva
conosciuto subito dopo essersi trasferito nell’appartamento di Manhattan, dopo aver firmato il
contratto con la Warm. Lei era una psichiatra, e aveva uno studio in città. Si erano conosciuti
nel bar all’angolo, vicino l’appartamento di Davis, e mentre una sera si erano ritrovati soli nel
salotto di casa, con in mano un bicchiere di vino, lei gli aveva fatto una sorta di seduta, e dalla
diagnosi risultava che lui aveva un forte trauma dovuto all’abbandono. Dopo aver sentito ciò,
ci aveva riflettuto a lungo, ma era giunto alla conclusione che lui si stava bene. Insomma,
lavorava, e usciva con Greg, e qualche volta incontrava occasionalmente qualche ragazza con
cui usciva per un paio di settimane, anche se le relazioni che si era creato negli ultimi anni non
erano si erano mai addentrate così tanto profondità. Di solito, duravano al massimo un paio di
settimane, non di più. Neppure con i suoi attuali colleghi, a dire il vero, aveva mai stretto un
vero e proprio legame, ma a lui andava bene così. Era normale, in fondo, non legarsi a qualcuno
fin da subito. E, in effetti, qualcuno c’era stato. Con Greg aveva stretto un profondo legame
d’amicizia. Anche se lui, era quindici anni più grande di lui, aveva una famiglia, e più che un
rapporto d’amicizia era più una sorta di fratello maggiore per Davis. Quella sorta di mentore
e guida che Davis non aveva mai avuto davvero.
Gli era capitato molte volte, quando ancora era piccolo, di vedere i suoi compagni di scuola
andare a gare padri e figli, oppure quando accompagnavano i propri figli a pesca, alle partite
di football, o anche ai vari rodei che si tenevano nelle grandi città. E ogni volta, questo gli
aveva fatto terribilmente male, al tempo.
Suo padre non aveva mai fatto tutto ciò, lui non c’era mai stato, e questo, nonostante fossero
trascorsi anni, sentiva che il ricordo gli provocava ancora un certo dolore. Eppure, lui era
cresciuto ugualmente, finché non compì diciotto anni. Fu proprio allora che lui vide suo padre
per l’ultima volta.
Ricordò di avergli letteralmente urlato contro tutto ciò che per lui era un padre, mentre suo
padre era rimasto calmo e impassibile per tutto il tempo, quasi come non gli importasse granché
ciò che pensava di lui. Fu il giorno prima che suo padre partì per tornare in Afghanistan.
Qualche settimana dopo, qualcuno bussò alla porta di casa, e un colonnello informò sua madre,
mentre lui era all’ultima partita della stagione di football della scuola, che suo padre era morto
in seguito alla caduta di un reattore di un aereo, durante un viaggio di trasferimento. Il suo
plotone era andato avanti, in modo che suo padre potesse riparare il vecchio furgone con il
quale l’esercito trasportava gli uomini. Era sulla strada verso il campo d’addestramento,
quando dal nulla cadde il motore di un b-52. Si salvarono tutti, tranne suo padre, poiché il
motore dell’aereo precipitò proprio sul furgone militare che lui avrebbe dovuto riparare, e suo
padre, essendo anche un buon meccanico aveva deciso di guidarlo fino al campo
d’addestramento. Forse, quella particolare dote, una dote che gli aveva tramandato a Davis, lo
aveva segnato.
Quando lui tornò a casa, rammentò che l’unica cosa che gli venne in mente, furono le
probabilità con le quali ciò che era accaduto potesse succedere. Ripensandoci tutt’oggi, era
piuttosto improbabile. Quando vivevi in un paese in guerra, le probabilità di morte erano
davvero alte, ma la dinamica di quell’ accaduto era decisamente assurda.
D’altra parte, Davis non aveva mai smesso di chiedersi se avesse potuto fare qualcosa per
evitare che accadesse. Oppure, era perché non riusciva a non pensare alle ultime parole che
aveva detto a suo padre. Parole d’odio, colme di una rabbia non sua.
Non aveva mai smesso di provare quel genere di sentimenti per suo padre, questo era vero,
anche per tutti i momenti in cui aveva avuto bisogno di lui durante la sua crescita e lui non
c’era mai stato, ma di certo non lo aveva mai odiato davvero.
Erano passati sei anni da allora, ma quando aveva saputo di Jason, in qualche modo,
l’avvenimento gli aveva riportato alla mente gli ultimi attimi insieme a suo padre.
Dopodiché, lui si trasferirsi per il college, a New York, lasciandosi alle spalle tutto quanto, il
suo passato, suo padre e... Charlie.
Adesso, dopo sei anni, era tornato, in seguito a un’incidente che aveva tolto la vita a Jason, e
lui non riusciva neppure a immaginare come doveva sentirsi Charlie, dopo aver perso Jason.
Forse, era per via di ciò che era successo, ma negli ultimi giorni non aveva smesso per un
secondo di pensare a lei.
Davis sapeva bene che decidendo di tornare a Charleston, l’avrebbe rivista, ma aveva anche
considerato il fatto che adesso erano passati sei anni, ed entrambi dovevano essere andati
avanti con la loro vita. Forse, ciò che lo faceva stare peggio, era che fu proprio lui a decidere
di abbandonarla lì, attraverso una semplice lettera recapitatole da suo fratello Jason.



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