Intervista ai creatori di "Human Sacrifice", un gdr distopico dove la Compassione è il tema centrale

 


Ciao a tutti, mici ed amici, oggi abbiamo come ospiti i creatori di Human Sacrifice, un distopico promettente. Tale GDR ha una tematica interessante, spesso sottovalutata: quella della compassione. In un mondo dove gli umani sono diventati come le bestie, la compassione è proprio quella piccola linea che permette agli esseri umani di sorpassare l'istinto per un gesto altruista. Ah gli umani, creature così strane, disprezzano ciò che li rende tali, e romanticizzano realtà di cui in realtà dovrebbero avere paura. Scusate, sono stato travolto dalla filosofia cosmica, chiedo venia, ma a volte mi diverto a riflettere sugli esseri più spassosi dell'universo.

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Ora diamo la parola a Zeus e Danele!


1) Ciao ragazzi, parlateci un po' di voi. Com'è nato il vostro amore per i GDR?

Zeus: «Grazie anzitutto dell’opportunità, Micio, e ciao a tutti i lettori! Allora, secondo anno di università, si parla di setto-otto anni fa. Prima partita è stata un Mondo di Tenebra solo umani, una sessione in due player, non male! Poi sono andato avanti, pur saltando in blocco e giocando poco Dungeons & Dragons perché preferisco altri generi, tra cui il cyberpunk e Shadowrun è tipo il mio guilty pleasure. Human Sacrifice è il mio primo GDR, ma già da qualche anno ho altri titoli all’attivo su itch.io come Stories of Lifesavers e Oceano di Stelle».

Daniele: «Grazie anche da parte mia! Io ho cominciato a 13 anni masterando una sessione di D&D 3.0, o meglio: eravamo un gruppo di powerplayer che apprezzava molto le storie heroic fantasy, basate su un mio mondo che spero prima o poi possa vedere la luce. Non ho smesso di ruolare e masterare e da qualche anno, dal 2014 per la precisione, gestisco e scrivo Storie di Ruolo, un blog dedicato ai GDR, insieme ad una nutrita redazione — che saluto. Ho anche creato e pubblicato un GDR chiamato Le Notti di Nibiru nel 2018 per Acchiappasogni, oltre a collaborare con la stessa per numerosi titoli. Zeus è stato mio betatester per Nibiru e da quelle sessione nasce l’idea di Human Sacrifice...».

2) Parlateci di Human Sacrifice: cosa vi ha ispirato a crearlo? Perché vi siete focalizzati sulla compassione come tema principale?

 Zeus: «Giocavo a Darkest Dungeon un giorno e mi è venuta in mente questa idea, che è un po’ stata una sfida con noi stessi: sarebbe possibile giocare in un mondo in cui la compassione e la speranza non esistono? Da qui nasce un setting estremo, tanto quanto il videogame che l’ha ispirato. Oltre a quello, nei mesi di sviluppo abbiamo avuto grande ispirazione da GDR come Omen, Evolution Pulse, Blades in the Dark (recentemente tradotto in italiano) e Not The End».

3) Per chi non conoscesse il gioco, potreste parlarci brevemente della trama?

Daniele: «Human Sacrifice è un gioco tribalpunk e post-distopico ambientato duecento anni nel futuro, in una terra grezza e devastata da una apocalisse avvenuta durante una distopia: all’apice del Regime Libertario, uno stato che nulla invidia a quello di un 1984 o di un Equilibrium (il film), l’Italia viene dilaniata come il resto del mondo dalla Mietitura, che elimina dal mondo tutte le persone geniali e compassionevoli. Dopo anni di devastazione, in un mondo ormai controllato dalle tribù, i personaggi sono gli unici ad aver mantenuto l’empatia tradizionale affianco ad umani totalmente in preda alle loro pulsioni. I PG devono così nascondere la propria Compassione alle tribù in cui vivono, le quali “discendendono” dalle micro-società dei quartieri delle ex-metropoli».

Zeus: «La scelta dell’Italia come primo scenario di gioco non è casuale. Durante il Regime Libertario furono fatti parecchi sforzi per piegare la natura verso l’autarchia, ma questo ha generato solo una mutazione di piante e animali che adesso sembrano rispondere ad un unico pensiero a cui le tribù danno il nome di Regina Artificiale. Oltre a questo, un flebile Patto è stato creato fra alcune Tribù del nord Italia per fronteggiare altre tribù ancora più estreme, come i Figli dell’Empireo che controllano la Rocca del Vaticano o le Legioni di Babilonia, un culto pseudo-satanico… spoiler alert!».

3) Oltre ai satanisti della Legione di Babilonia, alle tribù mostrare nel manuale e ai nazi-cattolici, sono presenti anche altri gruppi influenti in questa Italia post apocalittica?

Zeus: «I Figli dell’Empireo più che nazi-cattolici sono un gruppo di umani manipolati e portati a credere ad una versione distorta del cristianesimo al punto da innestare nel proprio corpo armi e modifiche quasi cibernetiche. Sono molto militareggianti, ma non propriamente nazisti o fascisti. Loro e le Legioni di Babilonia rappresentano gli unici due macro-gruppi umani che mettono i bastoni fra le ruote ai personaggi… da quel che sanno».

Daniele: «Ci sono diversi piani per ulteriori fazioni, sia nel manuale base che nelle espansioni, di cui preferiamo non parlare. A dispetto di ciò, considerate che la Regina Artificiale è di fatto una fazione ulteriore, così come esistono numerose micro-tribù e agglomerati che non seguono né le leggi del Patto, né quelle dei Figli o delle Legioni — semplicemente, hanno le loro culture e tradizioni. Non solo: nel manuale base contiamo di fornire regole per crearne di nuove».

4) Come mai il gioco non utilizza dei dadi?

Daniele: «La prima versione di Human Sacrifice li utilizzava, ma gli studi di probabilità di successo e fallimento non ci convincevano. Eravamo però convinti che il sistema dovesse puntare verso un impianto abbastanza riconoscibile, ma con una focalizzazione sulla narrazione: da qui l’idea dei segnalini da estrarre da un sacchetto. Questi, dotati di tre colori diversi, permettono al Torturatore di appunto “colorare” il risultato di una Prova».

Zeus: «Human Sacrifice è insomma a metà strada tra un sistema più tradizionale e uno narrativo, perché si focalizza molto sulle scelte dei giocatori e l’evoluzione del personaggio, ma si ricorda anche di fornire spunti e suggerimenti al narratore per descrivere le scene. Da qui ne deriva un regolamento che può apparire un po’ più complesso di altri giochi, ma in realtà con un ottimo potenziale narrativo — ci siamo ispirati per la tipologia di sistema e il feeling a Blades in the Dark». 

5) Io personalmente ho interpretato il titolo come il sacrificio morale e psicologico che i compassionevoli devono compiere per sopravvivere in un mondo spietato. In questo caso si potrebbe dire il sacrificio di tutto ciò che ci rende umani. Cosa ne pensi di ciò?

Zeus: «Direi che è azzeccato. Edoardo, uno dei blogger di Storie di Ruolo, chiese una volta da dove deriva il nome del gioco e, pur non essendoci una vera meccanica legata ad esso (salvo i sacrifici), il nome non solo ridà l’idea che per sopravvivere devi sacrificare a volte la tua umanità, ma è anche una metafora dell’intero setting».

Daniele: «Sì, perché da un lato il Regime Libertario sacrificò l’umanità dei propri cittadini per fini politici e distopici. Dall’altro, tutti gli umani che non hanno Compassione, chiamati in modo dispregiativo Golem, sacrificano ogni giorno la loro empatia pur di sopravvivere — il motivo non è chiaro, ma è ben definito nel manuale e sta ai giocatori scoprirlo».

6) Cosa hai potuto riscontrare dai feedback delle varie partite?

Daniele: «Stiamo uscendo da un lungo periodo di alpha test che abbiamo portato avanti noi stessi. I commenti dei giocatori sono quasi tutti unanimi: Human Sacrifice è un gioco appagante, anche semplice, ma con una curva di apprendimento un po’ ripida. Insomma, il classico gioco che è difficile spiegare e che suona strano alla prima sessione, ma che dopo due ore è così intuitivo che ci fai strategie sopra senza accorgertene».

Zeus: «Noi siamo consapevoli di questo e uno degli obiettivi del betatesting è proprio quello di capire come spiegare le regole e come presentare il gioco. Non posso entrare nei dettagli perché non voglio creare pregiudizi e falsare il risultato dei form di feedback, ma abbiamo stressato molto le domande sul lato user experience e percezione del giocatori. Non vogliamo che la parte appagante del gioco, cioè il narrare tramite i colori, venga sepolta sotto mari di meccaniche».

8) Progetti per il futuro?

Entrambi: «Finire Human Sacrifice e capire come portarlo al pubblico, se con un Kickstarter o con una produzione più tradizionale, e creare tanti altri giochi di ruolo!»

E voi, miei cari lettori, ci avete mai giocato? Vorreste provarlo? Se per caso la vostra risposta fosse affermativa, vi riporto la pagina facebook e il sito del gioco. (Il link è nel testo).

 

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