Segnalazione "Il seme del Palissandro" di Massimo Rozzoni

 

 

Miao, ciao a tutti, oggi ci imbarchiamo verso l'orizzonte segnalando un libro sui pirati! Esatto, la trama devo dire che mi ha interessato, ma bando alle ciance, diamole un'occhiata!


PREZZO: e-book € 3.99 - cartaceo € 20.99 

PAGINE: 539

EDITORE: Massimo Rozzoni

 

Website:

https://www.ilsemedelpalissandro.com/The-Seed-Of-Rosewood.php

Book trailer:

https://youtu.be/idgeowyvhRE

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                                                                         TRAMA

È un romanzo storico (molti dei personaggi sono reali), ambientato nel 1715 tra Scozia, Caraibi e Londra, che narra attraverso il diario scritto dal protagonista (Patrick Douglas, un ragazzo di 15 anni), le vicende che egli, suo malgrado, si trova a dover affrontare. Il ragazzo sarà testimone della reale vita dei pirati, fatta di crudeltà, superstizione, avidità e depravazione. Vedrà con i suoi occhi il confine tra la leggenda e la violenta realtà di un paradiso tropicale infestato da demoni sanguinari. Un enigmatico messaggio, un mercato di schiavi africani, la scoperta di un sentimento ancora acerbo in lui che è l’amore, un processo senza speranza, e le tetre celle della terribile prigione di Newgate. Nella profonda oscurità del male e della rassegnazione, vedrà la luce splendente della speranza e del bene, ma come la fiamma indifesa di una candela nella tempesta ...

 

                                                                  ESTRATTO

 

Poco dopo l’alba, quando l’autunno posa il suo umido velo sui prati e sulle scogliere di Scozia, incamminarsi per il fangoso sentiero che porta al villaggio di Portmahomack è un’esperienza quasi religiosa. Penso si avvicini molto allo stato d’animo degli eremiti e dei santi, protagonisti dei racconti domenicali di Padre Ewans.

Avvolto in un pesante mantello di stoffa grezza, seguivo con lo sguardo le nuvole grigie e pesanti, che, gonfie del vento freddo del nord, scivolavano lentamente sopra il mare e i campi. Respirando profondamente, l’aria fredda mi entrava nei polmoni, lasciando nel naso l’aroma di terra bagnata, mare e pioggia, che fin da bambino associavo a quell’ angolo di mondo, il mio piccolo grande mondo... ero del tutto ignaro che il corso della mia vita, sarebbe per sempre cambiato in quella livida mattina di inizio Autunno. Era il ventisettesimo giorno di settembre dell’anno 1715 ...

... Il mare color piombo era agitato da onde vigorose, ruggenti ostacoli che la robusta prua solcava senza difficoltà, sollevandosi a intervalli regolari, in un’esplosione di spruzzi bianchi e gelidi. Nuvole nere, basse sull’orizzonte, annunciavano tempesta.

Ci stavamo allontanando dalla piccola baia di Portmahomack in direzione Nord-Nord Est; guardavo la costa che lentamente scorreva sulla destra del vascello cambiando aspetto e colore, e volsi lo sguardo verso la cresta delle piccole alture dietro le quali c’era la mia casa ...

<< Come ti chiami ragazzo ?!>>

<< Patrick…Patrick Douglas.>>

<< Io sono Richard Corner, ma tutti mi chiamano Hammer “martello”, sono il nostromo.>>

<< Ehi, giovane scozzese, in mezzo a una tempesta gli uomini che ce la fanno sono quelli che trovano un irrinunciabile motivo per sopravvivere, trovalo alla svelta e avrai la forza che ti serve.>>

... Ci può essere libertà in quel tipo di vita? Che razza di libertà è quando tutto è basato sul bottino conquistato a rischio della vita e sperperato poi in una notte, così che il giorno dopo si deve ricominciare da capo. No, gran parte di quegli individui, è schiavo della bramosia e dei piaceri primari da soddisfare ad ogni costo, incatenato ad una disperante logica che non contempla nessuna pianificazione del domani.

Quella che agli occhi di una persona razionale sembra un’infernale condanna, per i pirati è la vita, l’unico modo concepibile per trascorrere il tempo, oro e piaceri, un mese di pericoli e ferite per una notte di bagordi e smaltita la sbornia e i dobloni, di nuovo in navigazione fino alla morte. Ecco cos’è, libertà di autodistruggersi, una fatale schiavitù, come tutte le dipendenze umane che portano all’annientamento ...  Eravamo in vista dell’isola di Terceira, dell’arcipelago delle Azzorre, era il 9 Ottobre 1715 ... Arrivammo in vista del porto di Angra quando i colori ardenti del crepuscolo chiudono il giorno. La luce velocemente svanisce mentre l’aria mite della sera preannuncia la fresca notte.

Calammo l’ancora poco al largo della piccola lingua di terra che divide in due l’accogliente golfo ...

Moses, così si chiamava il giovane nero, aveva all’incirca vent’anni, alto e muscoloso era uno delle migliaia di schiavi strappati dall’Africa e venduti sui mercati delle Americhe, dopo un viaggio disumano, ammassati in modo crudele dentro a stive infernali ...

... Aveva l’espressione allegra e nello sguardo l’innocenza stupita di un bambino, nonostante l’età ... Mi parlò della sua terra, calda come un grande focolare, spietata come una bestia feroce, in un ciclo tra vita e morte che tutto coinvolge e travolge, della sua frastornante vastità tra nuvole bianche e terra gialla e del suo villaggio, piccolo e accogliente come un grembo materno con la sua gente caparbia e sincera.

Le sue emozioni, anche se espresse in quel modo così colorito come solo un africano sa fare, erano uguali alle mie, un africano ed uno scozzese provavano le stesse identiche sensazioni nei confronti della propria terra, della sua gente e del proprio villaggio ...

Mentre Abram e Miguel disquisivano sulle coltivazioni dell’isola, Moses mi parlò per tutto il tempo e con grande eccitazione della ragazza.

<< Bella vero? Sua madre…sai, sua madre era una schiava africana, proprio come lo ero io!

Suo padre era un marinaio portoghese su una nave che portava gli schiavi nelle Indie Occidentali…se ne, se ne…come dite quando una donna ti piace da non poter più farne a meno?>>

<<Innamorò?! >>

<< Si, si, se ne innamorò e la volle riscattare, vennero ad abitare su questa isola e nacque Magdalena. La mamma morì due anni fa di malattia, è sepolta sopra la collina e suo padre mette un fiore sulla tomba tutti i giorni, a lei piacevano moltissimo. Credo… sai credo…>>

Sorrisi aiutandolo a finire la frase, mentre la sua pelle scura celò il rossore del volto.

<< Di essere innamorato?! >>

<< Si da quando l’ho vista tutto è cambiato, non avevo mai provato una cosa del genere, nemmeno al mio villaggio! Non so cosa fare! >>

La sua era una richiesta d’aiuto lanciata ad un ragazzino di quindici anni, completamente inesperto di questioni amorose, ma mi venne in mente un sermone di Padre Ewans al villaggio e gli dissi, con tono convinto:

<< L’amore è un dono di Dio e rifiutarlo o ignorarlo fa morire l’anima. >>

Quella sera mi addormentai presto, ma nel mezzo della notte uno strattone mi svegliò e alla fioca luce proveniente dalla porta riconobbi Moses che mi fece cenno di non parlare, e con la mano mi invitò a seguirlo fuori.

Aveva con sé un fagotto e giunti sul ponte sussurrò:

<< Non voglio far morire la mia anima, devo andare da lei, forse avrò una vita felice…devo…>>

Sorrisi dicendo:

<< Che Dio ti benedica, Moses, anche se non è ancora il tuo Dio, ti aiuterà lo stesso, anzi lo sta già facendo, ti ha già indicato la strada giusta. >>

Mi abbracciò con forza, mi diede un ultimo riconoscente sguardo poi scavalcò furtivamente la balaustra calandosi silenziosamente in acqua, scomparve nuotando nell’oscurità ...

<< Per la malora, se non siete mai stati su un ponte di batteria durante una battaglia, non potete comprendere pienamente cosa significhi la parola frastuono! Molti cannonieri restavano sordi per giorni dopo uno scontro, mentre con i veterani di molte battaglie, dovevi sempre parlare ad alta voce per farti capire. >>

... San Salvador, un verde giardino che non si opponeva all’oceano, ma ne faceva parte come un fiore in un prato, incorniciato da bianchissime spiagge in prossimità delle quali, il mare da blu scuro si colorava di un incredibile turchese e le spumose onde lambivano dolcemente il suo confine accarezzandolo. Fu il mio primo sguardo, il mio primo incontro con quello strano e diverso nuovo mondo ...

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