Yohnna e le lacrime di Israfil. La fine di un viaggio... o forse no?

 


Salve a voi, splendide persone. Oggi ci addentreremo in terre desertiche, colme di mistero, magia e angeli ottusi. Esatto, l'atteso seguiro di Yohnna e il Baluardo dei deserti è finito tre le mie zampe!

Chi amerebbe mai un uomo maledetto? Yohnna accarezza l'idea di farsi una famiglia, ma la presenza costante del Jinn Horèb lo spinge a tenere tutti lontano, per paura che scoprano il suo segreto. Horèb cerca di tenere a bada il vizio di uccidere e continua la sua opera di protettore del Deserto. Lo scontro con un'entità molto più forte di lui lo costringerà di nuovo a misurarsi con i suoi limiti. Per salvare il bambino che vorrebbe adottare da una setta satanica, Yohnna dovrà stipulare un nuovo patto con Horèb e sarà obbligato a scrutare nella parte oscura di se stesso. Ma chi ci guadagnerà veramente da questo patto?

Il nostro povero Yohnna, tormentato da Horèb con una strana mania felina ( forse si è ispirato alla mia ultima recensione), verrà coinvolto in un problema più grande di lui ma andiamo con ordine.

Il libro tratta di tematiche molto delicate, tra cui il degrado sociale, stupro e la pedofilia femminile. Quest'ultima è incarnata in un personaggio in apparenza perfetto e "materno", ma che in realtà nasconde una personalità diabolica. Inoltre proprio come nella realtà spesso i carnefici sono stati vittime che non hanno risolto i loro traumi. Trovo interessante come, sebbene fosse in una Siria medioevale, Yohnna paragoni la donna agli uomini depravati interessati alle ragazzine appena mestruate e che quindi riconosca la perversione nelle sue azioni e ne provi disgusto. Yohnna, nel suo pensiero, risulta anche paritario in quanto non reputa il suo crimine inferiore a quello degli uomini. 

Ragionamento interessante, se contiamo come al giorno d'oggi ci siano ancora persone che giustificano la pedofilia femminile, insinuando che, mentre una bambina abusata non sia consenziente, i bambini abusati  lo siano (ma solo con le donne, invece con gli uomini diventano "improvvisamente" non consenzienti). Mentalità da brividi che purtroppo viene espressa da persone che non sono mai state vittime e né hanno avuto la vita distrutta. Se voi vi riconoscete tra le persone che hanno lasciato tali commenti sul web, vi raccomando caldamente delle sedute psicoterapeute perché non state molto bene di zucca. Di qualunque sia il genere del mostro, mostro rimane.

Ad ogni modo, ritornando alle tematiche delicate, ho notato come sia ben descritto il degrado sociale che può spingere i genitori a vendere o addirittura a far violentare i propri figli. Una scena straziante quella della ragazza venduta dal proprio padre come schiava sessuale in cambio della salute di quest'ultima e mentre il vecchio mostro si giustifica, citando la sua povertà e disperazione, Yohnna gli ricorda che lui e sua madre vissero per strada e che quest'ultima non si permise mai di venderlo, nonostante non avessero neanche un  tetto. 

Due persone hanno vissuto una situazione simile eppure una ha mantenuto la sua integrità, mentre l'altra ha venduto i suoi principi. Può una situazione disperata giustificare un tradimento così atroce? Questo libro pone delle questioni morali non facili. D'altro canto sono le nostre scelte che determinano chi siamo.

Il rapporto tra Horèb e Yohnna pare la versione "mille e una notte" di Don Camillo e l'Onorevole Peppone, nemici in apparenza che però collaborano di nascosto.

Può un jinn affezionarsi a un umano e scoprire un sentimento diverso dall'orgoglio di specie? Sappiamo che canonicamente nel corano ci sono jinn buoni, convertiti all'islam, quindi non sono un popolo completamente malvagio.

Yohnna è maturato, diventando una persona più responsabile del ragazzino del pirmo libro, vorrebbe farsi una famiglia, ma la presenza del jinn gli ricorda che il conto non è ancora sospeso. Alla fine, quando Yohnna si "stanzierà", non perderà la sua natura scaltra, regalandoci un inatteso finale. In un certo senso ho visto questo libro come la chiusura della maturazione psicologica di Yohnna. Dopo aver visto demoni, cadaveri rianimati, sette perverse e assassine e più ne ha più ne metta, decide finalmente di avere una vita tranquilla. Quello che in fondo ha sempre desiderata. Lui, senza famiglia, vissuto tra stenti, alla fine ha esaudito il suo vero desiderio e senza l'aiuto diretto del genio!

Shakare è un'antagonista particolare. Una vittima che diventa carnefice, una donna violata, schiava, che viveva tra le macerie, che decide di diventare la Signora di quel regno, tenendo in scacco il sultano. Viene benedetta dal cielo, ma, sebbene abbia una potere "buono", ovvero quello di curare ogni male, lo sfutta per soggiogare le persone ben conscia che avrebbero pagato qualunque prezzo per la salute. Shakara ci ricorda che essere vittima non ci rende automanticamente delle persone buone, ma solo vittime. L'essere stata abusata non la giustifica nell'abusare sessualmente dei bambini né nello schiavizzare le persone o fare accordi col demonio. Shakara non ha risolto il suo problema né affrontato il suo trauma e la fame insaziabile di potere nasce da una voragine incolmabile, di una piccola schiava sola e indifesa, costretta ad abortire tra le strade di un vicolo.

Mi è spiaciuto che non ci fosse la sorella di Yohnna e soprattutto che sia stata menzionata frettolosamente nel finale. Spero che verrà approfondita in altre storie.

Ho apprezzato la raffigurazione degli angeli, esseri senza cervello paragonabili a degli automi. Dovete sapere bambini miei, che nella religione islamica gli angeli non hanno libero arbitrio quindi dovrebbero essere perfetti e ubbidire ai comandi di Dio. Questo libro fa una leggera satira sugli angeli, mostrandoli come incapaci di vedere la puzza di Shaitan perché la persona coinvolta dovrebbe essere "benedetta" e quindi impossibilitata a fare del male. Israfil è l'angelo della fine del mondo, colui che suonerà la tromba del giudizio, anche se a mio modesto parere è stato un pessimo giudice nei confronti di Shakara.

Insomma c'è questo libro gioca sugli stereotipi e li ribalta. Le lacrime di Israfil sono un buon fantasy medio orientale capace di catturare i lettori.


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Alla prossima!

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