Recensione "E alla fine c'è vita" di Davide rossi.
Miao, eccoci a un’altra recensione, questa volta parleremo
di un libro particolare, un mix tra testo cinematografico e teatrale, ovvero “E
alla fine c’è vita” di Davide Rossi.
Marika è ben vestita, elegante, pronta per andare alla festa. Si
profuma mentre si guarda allo specchio in bagno. Controlla che il vestito sia a
posto un'ultima volta ed esce dalla stanza. Va al computer e scrive su
Facebook: “Stasera grande serata”. Va sulla pagina del suo ex ragazzo e trova
delle foto di lui con Agnese. Scuote la testa, incredula, e chiude furiosamente
il computer. Il cellulare sul comodino vibra. Lo prende e risponde…Ambientato
nella Pavia universitaria, il romanzo racconta le vicende di cinque studenti
alle prese con la crescita, il futuro e l’amore. Droga, alcool, sesso ed
eccessi scandiscono il ritmo della storia fino alla soluzione finale.Disillusi
e svogliati, drogati e affamati di opportunità, questi sono i protagonisti di
“E alla fine c’è la vita”
Come detto prima, il libro più che un romanzo ha la struttura di
una sceneggiatura. La storia è corale all’inizio, per poi rimarcare il punto di
vista di un unico personaggio: Marco. Il libro inizia e si conclude col suo punto di vista.
In un certo senso la storia presenta due tipi di vite: quella vera
e quella passeggera. La seconda è la via endonistica, senza un domani, fatta di
sesso, alcool e droghe (ci manca solo il rock and roll). La prima è quella nata
dalla consapevolezza di scrivere il proprio cammino, affrontando le conseguenze
delle proprie azioni. Saranno proprio dei traumi a far "rinsavire" i personaggi. La perdita di qualcosa li ha risvegliati dal loro nulla interiore.
Personalmente, avrei preferito una maggiore introspezione per
alcuni personaggi, soprattutto per il conflitto padre/figlio nella famiglia di
Marco oppure qualcosa di più sul passato di Marianna.
In conclusione, il libro merita di essere letto, ma più come se
fosse il testo di una sceneggiatura, in quanto il suo stile differente lo
renderebbe astioso a chi predilige il romanzo classico.
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