"Crux simplex" di Kenan Zohar.



                                                                     TRAMA:
Sul finire dell’XI secolo un cavaliere castigliano attraversa l’Europa alla ricerca del proprio destino. Un’aquila volteggia sopra la sua testa e un’inquietudine senza nome grava nel suo cuore. Dopo aver raccolto intorno a sé una corte di ribaldi ed esclusi, il tormentato cavaliere immagina un fine di redenzione e realizzazione in un’impresa non richiesta di eroismo e pietà cristiana: trasportare in Terra Santa un alto palo di legno rinvenuto lungo il cammino, nel punto in cui una giovane donna dai capelli fulvi e il passato nebuloso si è rivelata al gruppo.

Che dire, con questo libro ho avuto un rapporto conflittuale. Iniziamo con gli elementi positivi: un applauso allo scrittore per aver imparato la nostra lingua in maniera impeccabile. Anzi, devo dire che scrive meglio di alcuni madrelingua italiani che purtroppo ho dovuto leggere.
La descrizione del periodo storico è ben accurata, ci troviamo precisamente durante la prima crociata.
Don Osmundo, dopo sette anni in lotta contro gli infedeli, si ritrova involontariamente coinvolto in un evento politico abbastanza sconcertante: il Papa vuole creare un esercito per liberare la terra santa.
Ispirato da tale cosa, Osmundo decide di andare lui per primo in terra santa, accompagnato da un gruppo di giullari ed una donna, Rachele, che sembra avere poteri chiaroveggenti.
Ho apprezzato la caratterizzazione dei personaggi, in particolare la relazione tra Osmundo e la moglie: un matrimonio infelice, segnato da nascite malate e si sa che nel medioevo avere figli maschi e soprattutto sani era la priorità di ogni famiglia, soprattutto se nobile. La moglie inizia così a provare una forte depressione che la porta anche a compiere atti di autolesionismo. La situazione diventa così insopportabile che la moglie decide di lasciarlo, portandosi i bambini a Lione, presso la casa natale.
Il circo diventa quindi per il cavaliere una seconda casa, dato che la sua famiglia per lui è quasi estranea. Il loro obbiettivo diventa quello di portare la croce in terra santa.

Nel libro vi è un dualismo tra superstizione, rappresentata da Rachele, e la religione. A parer mio due facce della stessa medaglia.
La crux simplex qui potrebbe avere due simbologie: la croce cristiana, ma anche la croce usata per le torture. Un lato dualista della religione cristiana, soprattutto in quel periodo: da una parte abbiamo Cristo ed i suoi messaggi di pace e speranza, dall'altra il lato violento, l'uso corrotto che l'uomo ne fa della religione, come le crociate ma anche l'odierna organizzazione terroristica Army of God.
L'aquila nera viene vista come presagio di morte per la superstizione, quando verso la fine diventa un simbolo di rinascita, in quanto una creatura che tocca il cielo, guardando sotto a sé e proteggendo come Dio lo facesse.

Lati negativi: non è un libro per tutti. Crux Simplex è una lettura impegnativa, sebbene io abbia letto libri complessi come l'ultimo Khama ( qui troverete la recensione: https://elmicioracconta.blogspot.it/2017/11/lultimo-khama-di-stefano-andrea-noventa.html?q=khama) ho fatto molto fatica a leggerlo fino alla fine. Questo è un parere soggettivo, ripeto, ma secondo me se fosse stato più scorrevole la lettura sarebbe stata meno difficile e pesante. Ad esempio non sono riuscita a capire appieno la visione della pecora, dell'aquila e del vecchio. Per questo, nonostante la complessità dei tremi trattati, non sono riuscito ad apprezzarlo totalmente proprio a causa di questo elemento negativo.

In conclusione, Crux Simplex  è un libro storicamente dettagliato, dalla simbologia e caratterizzazione dei personaggi accurati, ma che lo stile complesso lo rende a portata di un pubblico ristretto.

























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